Anacapri (Capri Island, Italy), 3-4 September 2012, Analysis and Modeling of Complex Data in Behavioural and Social Sciences |
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Anacapri, 3-4 settembre 2012 Convegno internazionale presso Villa Orlandi (Analysis and Modeling of Complex Data in Behavioural and Social Sciences, Joint meeting of Japanese and Italian Classification Societies)in collaborazione conil Dipartimento di Matematica e Statistica e l’Associazione Vadistat dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, l’Università degli studi di Salerno, l'Università degli studi di Cassino http://www.jcs-cladag12.unina.it/
Anacapri, ovvero ‘Capri di sopra’, secondo la denominazione greca, fu abitata fin dall’epoca romana. Raggiunse il suo massimo splendore quando, tra l’Ottocento e il Novecento, divenne il luogo d’otium prediletto degli intellettuali e degli artisti europei.
v 3 settembre 2012: Visita serale alla villa di Axel Munthe
v 4 settembre 2012: Visita alla villa imperiale di Damecuta e al centro storico di Anacapri (chiesa di San Michele, chiesa di Santa Sofia e Casa Rossa).
Programma della giornata del 4 settembre 10h-13h: La villa imperiale di Damecuta, situata sul versante occidentale dell’isola, fu una delle dodici ville imperiali romane volute dall’imperatore Tiberio. Essa era costituita da una lunga loggia porticata di 80 metri, che culminava in un ampio belvedere semicircolare, da un quartiere residenziale con sala triclinare all’estremità ovest, e da un altro nucleo abitativo. La villa si inserisce nella nota tipologia delle villae maritimae, caratterizzata da elementi architettonici sparsi, in posizione panoramica, nel contesto naturale. Sulle rovine della villa, danneggiata nel 79 d.C. dall'eruzione del Vesuvio e forse fin d’allora abbandonata, nel Medioevo, fu costruita una torre di avvistamento. L’area, già nota per rinvenimenti di strutture e frammenti marmorei, divenne campo di addestramento militare e fu interessata dalla costruzione di un forte durante le lotte tra Inglesi e Francesi per il possesso dell’isola agli inizi dell’Ottocento: i resti affioranti furono variamente manomessi o riutilizzati dai contadini che non esitarono a distruggere o rivendere parti di colonne e lastre di marmo. Difficile conoscere l’originaria estensione del complesso del quale oggi restano alcune strutture disposte lungo il ciglio del costone roccioso, caratterizzate da possenti sostruzioni ad archi. Il nucleo più ampio è rappresentato da alcuni ambienti di incerta funzione organizzati intorno a una costruzione semicircolare, nella quale è da riconoscere un belvedere. La chiesa di San Michele, o del Paradiso terrestre, affacciata sulla piazzetta di San Nicola, è parte del complesso conventuale che le monache teresiane avevano edificato e poi rimaneggiato alla fine del ’600. La chiesa, uno degli esempi più pregevoli della produzione architettonica del primo Settecento napoletano, fu eretta tra il 1698 e il 1719 su progetto dell’architetto Domenico Antonio Vaccaro, il quale vi sperimentò l’impianto planimetrico centrale-ottagono poi riproposto in forme più mature nella chiesa di Santa Maria della Concezione a Montecalvario a Napoli. La chiesa ancora conserva le pregevoli tele di Giacomo del Po, Paolo de Matteis e di Nicola Malinconico, oltre al preziosissimo pavimento maiolicato eseguito dal riggiolaio napoletano Leonardo Chiaiese su un disegno del Solimena, che raffigura la Cacciata dal paradiso di Adamo ed Eva.
La Casa Rossa appartenne al colonnello americano John Cay H. Mackowen, eroe della guerra civile americana, che si stabilì ad Anacapri dopo la guerra, risiedendovi fino al 1899. Proprio come Axel Munthe, il colonnello raccolse e conservò nella propria dimora tutti i reperti archeologici trovati nell’isola, tra i quali le statue di epoca romana raffiguranti divinità marine rinvenute tra il 1964 e il 1974 nella Grotta Azzurra. La casa dipinta in rosso pompeiano è realizzata in stile eclettico con bifore e merlature, una torre quadrangolare e un cortile porticato. All’interno della Casa Rossa è allestita la mostra L’isola dipinta che raccoglie immagini di Capri nelle sue tradizioni e abitudini quotidiane tra l’Ottocento ed il Novecento.
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